Attualmente svolgo la funzione di giudice civile presso la Sezione Protezione internazionale del Tribunale di Milano (la c.d. “Sezione immigrazione” per gli amici…!), nella quale coloro che emigrano dal Paese di origine perché perseguitati o perché la loro Terra è teatro di conflitti, possono chiedere che sia tutelato questo diritto fondamentale; il diritto alla protezione internazionale.
Ho sempre creduto nel principio di solidarietà, radicato nella nostra Costituzione, e credo che il senso della Rete, così come il senso di ogni Comunità, stia proprio nello scambio solidale di idee, opinioni, dubbi, e nella ricerca di domande e di risposte. Quando necessario, nella accettazione dei silenzi.
Della Rete per i Diritti penso…
Vorrei che la Rete per i diritti potesse diventare la voce di tutti, una grande cassa di risonanza, un megafono in cui la voce di ciascuno possa arrivare il più lontano possibile ed al maggior numero di persone, a prescindere dal sesso, dalla razza, dalle opinioni politiche, dalla religione, dall’orientamento sessuale, dando così vita a nuovi stimolanti progetti che possano contribuire alla crescita della società civile.
Nelle scuole, nelle Università, nelle carceri, nei centri di accoglienza, nei quartieri più stigmatizzati, nei luoghi spesso dimenticati e “meno privilegiati”, è lì che la Rete, con le forze di ciascuno, può e deve farsi sentire.